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Storie Paesane - Seconda ediz. 1979

Storie Paesane - seconda ediz. 1979  

La seconda edizione si presenta in due volumi all'interno di un cofanetto. Le illustrazioni sono di Vito Giovannelli

Prefazione di Italo Ghignone.

Nonostante il grave travaglio della società moderna, bisogna riconoscere che non si sono affatto spente quelle tradizioni regionali e paesane, quel gusto della vita umile e cordiale del popolo, che nel dialetto trovano il più efficace mezzo per tradursi in poesia. C'è tutto un ambito dell'espressione poetica che può realizzarsi assai meglio in dialetto che in lingua. La poesia non dialettale si svolge oggi su tutt'altro piano.In modo particolare con le esperienze d'avanguardia, essa tende a rappresentare il dramma dell'uomo alienato e sconfitto nella società industriale l'angoscia di un vivere sempre più buio. Proprio in questo contesto storico e culturale di piena crisi la poesia dialettale ha il potere di annunciare una sorta di catarsi in un ritorno alle origini; ci riporta ad un mondo, corte si suol dire, a misura duomo, lontano dalla solitudine e dalle inquietudini della metropoli, dai mali di una vita massificata e malsana.

In questa luce si devono interpretare le Storie paesane in dialetto abruzzese di Giuseppe Tontodonati. Mediante la rapida, concentrata sintesi del sonetto il poeta compone infatti una piccola epopea della sua terra, modulata sui tre elementi inscindibili della natura, dell'uomo, della Storia. La natura, rappresentata soprattutto nei suoi aspetti aspri e severi, accompagna le perenni fatiche dell'uomo, fa da sfondo grandioso agli eventi della vita quotidiana. Troviamo in queste liriche quei richiami ancestrali della stirpe che ci ricordano il D'Annunzio delle Novelle della Pescara e della Figlia di brio. La stessa tragicomica vicenda di Dommusè è una sorta di ballata popolare in cui si manifesta lo schietto edonismo e insieme la sostanziale moralità della gente d'Abruzzo. La raccolta, pur nella gran varietà dei motivi, offre una vasta e unitaria rappresentazione di quel mondo umano e naturale. Ma l'unità dell'opera è anche esteriormente assicurata da alcuni tipici personaggi (Ndunducce, Cecore, Dommusè) attorno ai quali si raggruppano i 181 sonetti. Sono personaggi che tessono, per così dire, la trama di lunghi racconti in cui l'Abruzzo appare nel suo più autentico volto. C'è il passato, la tradizione, le leggende, il brigantaggio, ma c'è anche il presente, visto pessimisticamente (s. 134):

N'za 'rchenossce chhiù mo stu pahese! strad' asfaldate, bbar, televisione,
mundagn' apert a tutte le staggione a frastite che pparle giargianese

Del presente oltre al lavoro e alla fatica del vivere, ci sono i grandi eventi pubblici, i problemi sociali, la corsa in bicicletta. Tontodonati, vivendo a Bologna, filtra e purifica con la memoria quella realtà lontana, congiungendo alla rappresentazione realistica, ai felici indugi descrittivi l'emozione lirica trasfiguratrice. Realismo lirico, è dunque il modo in cui questo poeta rivive la vita della sua razza. Si osservino i sonetti dedicati ai più raccolti affetti umani e familiari, per esempio (s. 51):

Desott a stu cep resse gne nu dende;

o le nostalgiche rievocazioni delle tradizionali feste paesane, delle sacre ricorrenze (s. 32, 79, 80, 82) o le frequenti descrizioni della natura, bella oppure on-ida (s, 45):

Da la mundagne appene se fa sere fischie In vend' e ccale lu terrore na fenestrelle sbatt' e ffa remore mendre da grech' arrive la bbufere.

Le citazioni potrebbero continuare, ma chi leggerà questa raccolta troverà tanta poesia fresca e sincera, com'è tutta quella che esprime l'anima popolare. Siamo indubbiamente nel grande alveo del realismo dialettale, ma con una impronta così personale che è impossibile stabilire rapporti, assimilare Tontodonati ad altri momenti o figure della letteratura. Di questa poesia è veicolo sicuro ed efficace il linguaggio che l'autore ha saputo creare.
Il tono semplice, caldo e discorsivo rivela un impasto linguistico stilisticamente omogeneo ma anche così ricco nel materiale lessicale da adeguarsi pienamente alle più varie necessità espressive, in modo particolare alle tipiche strutture della parlata popolare: la sentenziosità, spesso in chiusura del sonetto, l'arguzia, la locuzione abbreviata e incisiva.
Aggiungiamo infine che nella presente edizione Tontodonati ha curato con studio paziente la grafia, sforzandosi di rendere in modo sempre più perfetto gli aspetti fonici del dialetto abruzzese mediante l'uso di tutti i possibili espedienti grafici. Si tratta dunque di un testo interessante sotto varie angolazioni. E' fatto per il dotto attento ai fatti linguistici, ma soprattutto per quanti sono capaci di percepire, come una memoria remota, la poesia di quella vita antica rivisitata dalla simpatia e dall'amore.

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News

20/04/24
Categoria: Generale
Postato da: admintnt

Martedì 23 aprile, alla Fondazione La Rocca (via Raffaele Paolucci 71, Pescara), diciassette poeti renderanno omaggio ad altrettanti poeti abruzzesi defunti. Daniela D'Alimonte renderà tributo al poeta Giuseppe Tontodonati.

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