Sa'mmalindine
SA' MMALINDINE (Ediz. "La Regione" - Pescara - 1983) - pagg.88
PREFAZIONE - Umberto Russo
La vena più genuina della poesia di Giuseppe Tontodonati è sempre stata quella che scorre tra i paesaggi e gli ambienti della terra natia, e qui, in questa nuova raccolta di sonetti abruzzesi dedicata a San Valentino d'Abruzzo, scorre più fresca, più limpida che mai. Alla bella e antica cittadina aggrappata alle falde della Maiella Tontodonati è legato dalle radici familiari, che egli onora con la stessa venerazione che i Romani trìbutavano ai Lan; ma in più, le canta col sentimento che riscalda i suoi versi, tratteggiando affettuosamente le figure dei vecchi parenti (la nonna, gli zii), soffermandosi con nostalgia nei luoghi della beata infanzia, evocando i giorni di festa trascorsi in famiglia.
Attorno a questo nucleo intimo di affetti si dispone tutto lo scenario di San Valentino e delle sue contrade agresti: paesaggi di verde e di rocce, torrenti che scendono mormorando a valle, e sullo sfondo, montagne dominanti eppure protettive; ed ancora: figure di paesani, ora curiosamente originati, ora come sfocate nella loro quotidianità, ma sempre ritratte con schiettezza; feste popolari e toccanti cerimonie religiose, come la processione del Venerdì Santo; la dura fatica dello spaccapietra e quella assidua del contadino, entrambi a contatto diretto con una terra che, per essere generosa, vuole essere lavorata con instancabile impegno. I vari scorci del piccolo mondo paesano si avvicendano nei sonetti della prima parte della raccolta, che offrono una panoramica di tutto il territorio comunale, centro abitato e frazioni.
L'autore, però, non ha voluto privilegiare l'una o l'altra zona: con la stessa forza icastica egli rappresenta tanto i solenni edifici cittadini (la Cattedrale disegnata dal Vanvitelli, le antiche chiese, i palazzi nobiliari), quanto le modeste abitazioni rustiche poste tra campi coltivati e boschi secolari. La ragione di questa visione egalitaria èda ricercare appunto nel sentimento che, come sorgente profonda, alimenta la poesia di Tontodonati: un sentimento che avvolge in unico amplesso gli ambienti evocati per sottolineare la funzione di spazio dell'uomo; a lui, insomma, importa soprattutto conoscere, analizzare, interpretare la vicenda umana che si svolge in quello scenario, parlare dei problemi, delle pene, delle gioie, delle speranze dei personaggi, ed anche se in apparenza preferisce soffermarsi con larghe pause ammirative sugli scorci paesistici (come in certe tipiche aperture di sonetto: "Fra-i-nìbbele...", "Larghe Sanda Nìcole!. ", "Sande Dunate...", "Madonne de la Croce!...), in realtà volge il pensiero a chi abita e vivifica quei luoghi mediante una costante presenza e il proprio lavoro.
Ed allora il rapporto che si istituisce tra lui e la gente diviene il tema centrale della poesia, assumendo a volte il timbro sonante dell'ironia, in altri casi il caldo accento dell'evocazione, pit~ spesso il tono un po' velato del rimpianto, della nostalgia per un mondo scomparso.
E' appunto questo il tono dominante nella seconda parte del volume, che significativamente è dedicata "a mamme", perché racchiude in una serie di quadretti delicatamente dipinti il ricordo del "nido" romito, "Cannelore", dove la madre del poeta nacque e visse dia giovinetta e dove ricondusse i figli ad attingere alle fonti della stirpe. Anche qui, l'indugio sugli aspetti esteriori della contrada - la via d'accesso, un tempo erta e polverosa, ilvecchio casolare di nonna Filomena, gli alberi della campagna, conosciuti e individuati uno per uno, come vecchi amici, le balze boscose e le piccole sorgive - e sulle figure che l'animavano, ognuna col proprio corredo di atteggiamenti e di incombenze quotidiane, sembra prevalere nella ricerca tematica; ma si tratta solo di uno schermo imposto al vero nucleo creativo, che s'identifica nel desiderio intenso di recuperare mediante la poesia tutto un mondo perduto per sempre.
La contrada di "Cannelore" è veramente un sogno del passato, una favola affascinante che pua soltanto illudere il cuore del poeta, senza placarne la sete. L 'omaggio di Tontodonati a S. Valentino è, pertanto, un colloquio intessuto col cuore in mano tra lui e la propria terra d'origine per scorgere, dove sia ancora possibile, le tracce di un caro tempo svanito e insieme gli aspetti salienti della vita che ti svolgono gli uomini di oggi.
In copertina e all'interno: foto di Carlo Di Venanazio