Otello (Mario) Martinelli
Giornalista e letterato bolognese, si è dedicato alla letteratura per l'infanzia, alla narrativa, alla poesia e alle pubblicazioni tecniche. Ha collaborando con riviste e giornali italiani e straniere in modo particolare con quelle dell'America Latina. Critico d'arte affermato, frequentava assiduamente il CIDA consolidando nel tempo una forte amicizia con Tontodonati.
Ha pubblicato: Manuale di Idraulica e Termotecnica (1963) - Firmamento Artistico di Pittori e Scrittori Italiani e Stranieri (1972) - C'era una volta l'amore -liriche (1973) - Le mai pulite sull'arcobaleno - liriche (1975) - I tuoi occhi di lago - romanzo ( 1975) - Ascoltaci Nora - liriche (1972)
Otello (Mario) Martinelli (a sin.) e Giuseppe Tontodonati insieme alla Galleria CIDA - foto R. Tontodonati, è consentita la riproduzione segnalando il sito
PEPPINO
Il suo transito così all'improvviso ci ha lasciati increduli, ed anche adesso sembra che si debba aspettare il suo riapparire «... Come la fronda che flette la cima / nel transito del vento (Dante - Par. XXVI, 85/86) ... ».
Abbiamo trascorso, per molti anni, lunghi momenti d'amicizia, specialmente in quel felice e fecondo periodo della sua attività di gallerista, ritrovandoci nel vasto salone del C.I.D.A (Centro Internazionale d'Arte) in via S. Vitale, 22 in Bologna, dove allestiva mostre d'Arte, che richiamavano numerosi amici ed affezionati di questo aspetto della cultura.
Era un cenacolo, dove si riunivano pittori, poeti, critici e tanti appassionati della cultura, un luogo dove Peppino, con serena cordialità, accoglieva ed intratteneva gli ospiti, i frequentatori, sottintendendo quel bisogno di partecipare i valori della creatività, che in lui si realizzavano nell'assiduo dedicarsi alla poesia in dialetto abruzzese, ed egualmente in lingua.
Di tanto in tanto Peppino declamava alcune sue composizioni, ed a differenza della stragrande maggioranza degli autori di testi lirici, possedeva una forza recitativa, che trascinava gli ascoltatori; era anche attore di se stesso, e lo ricorderanno molti, mi riferisco anche alle sue recite nelle piazze di S. Valentino, che si trasformavano in corali manifestazioni d'entusiasmo rivolto al Poeta, ed anche al paesano che recitava composizioni liriche tutte impregnate dell'esistenza delle genti di quei luoghi d'Abruzzo. In queste scelte tematiche vi era la profonda personalità di Peppino, quel suo mantenersi a contatto con i sentimenti e le vicende della sua gente, diventandone un attento e sensibile cantore, ben sapendo che si sarebbe sempre identificato nelle radici della sua terra.
Era il patrimonio conservato nei ricordi, quello stesso che raccoglieva nei libri, pubblicati con paziente successione, intimamente convinto che dovesse farlo, anche per lasciare un materiale che in qualche modo, proprio per l'autenticità di testimone, rimarrà come un documento dal quale attingere notizie sulla quotidianità di un passato, che inevitabilmente sarà d'insegnamento ad un presente disorientato.
Peppino viveva di cultura: accoglieva con spontaneità i molti pittori che trovavano nella sua galleria un'ospitalità tra amici, ed ogni anno organizzava un Premio di Pittura al quale partecipavano in molti, per ottenere un riconoscimento, ma specialmente per ritrovarsi in una felice occasione, che significava un appuntamento tra appassionati dell'arte. In quei giorni Peppino viveva in uno stato di grazia, era convinto di fare qualcosa di veramente importante per tenere vivo l'entusiasmo per questa parte della creatività, in una interiore simbiosi con i contenuti del proprio talento lirico, due aspetti di una cultura a cui si sentiva votato, come se subisse una predestinazione eccezionale. Erano tempi che vibravano intensamente dentro di lui, e di ciò faceva partecipi quanti avevano occasione di avvicinarlo, era generoso di questo modo di sentire e d'interpretare i contenuti dell'esistenza, facendo capire che in ciò era racchiuso il significato dei valori, che si inaridiscono al sopraggiungere dell'apatia e del tedio.
Quando cessò l'attività del C.I.D.A. Peppino raccolse tutto il suo tempo per dedicarlo alla poesia, vivendo in essa e per essa; ci si vedeva più raramente, ma il filo che ci univa nel nome dell'amicizia, ci permetteva di continuare a confidarci il nostro interesse per la letteratura, parlandoci sempre come se il tempo davanti a noi non avesse mai soluzione di continuità. Ma per Peppino il tempo sarà sempre nella memoria degli amici e di quanti sapranno apprezzare i profondi contenuffdella sua poesia.
Otello (Mario) Martinelli - (tratto dalla rivista La Regione (1989)- numero monografico dedicato alla scomparsa di Giuseppe Tontodonati