Nicola Mattoscio
Presentazione del Prof. Nicola Mattoscio, Presidente della Fondazione Pescarabrusso, al volume postumo di Giuseppe Tontodonati "Recurde Pescarise" ediz. ottobre 2019.
65 componimenti, dialoghi brevi e serrati con la città delle origini. Un “capriccio” serissimo quello di voler riferire sulla memoria nativa con l’idioma che più appartiene all’autore, la forma dialettale, riscrivendola a volte per avvicinarsi maggiormente alla lingua davvero in uso nella comunità di riferimento. Sono ricordi carichi di emozioni i versi di Recurde Pescarise. A questa nuova edizione, pubblicata dalla Fondazione Pescarabruzzo con l’editore Menabò, sono stati aggiunti dei Frammenti, o meglio Framminde, pubblicati postumi, nel 1993, dalla Regione Abruzzo. Le pagine che seguono ci invitano a riflettere sul rapporto tra tempo e tessuto urbano, per scoprire l’identità più nascosta di Pescara. Pasolini la definiva “l’unico caso di città che esiste totalmente in quanto città balneare”. I versi di Tontodonati e le splendide litografie di Mimmo Sarchiapone ce la descrivono pullulante di arti, di mestieri, di sapori, di leggende tramandate di bocca in bocca da gente di quartiere che ancora si conosce per nome: in questo volume è racchiuso il segreto di qualcosa che tutti i pescaresi ricordano e sottilmente ancora bisbigliano, la ricchezza autentica di una Pescara, non solo e unicamente marinara, che purtroppo non c’è più. Affido ai lettori, specie ai più giovani, uno scrigno prezioso di ricordi e di testimonianze che meritano di essere rilette, gustate e approfondite. In ciò risiede anche il valore della riedizione. E ringrazio sentitamente quanti hanno reso possibile l’iniziativa editoriale, in particolare Raffaello Tontodonati, che della memoria del padre è un custode attento e prodigo, il M° Mimmo Sarchiapone, un assiduo collaboratore della Fondazione Pescarabruzzo che ha spesse volte proposto e divulgato la sua arte litografica e, non da ultima, Daniela D’Alimonte per l’ottima presentazione al volume. Sapranno i Pescaresi riconoscersi nell’origine dei ricordi, ma soprattutto delle emozioni qui riproposte? Sapranno riascoltare l’inedito vociare delle strade di un tempo? Resteremo noi stessi nella misura in cui riusciremo a rendere anche la memoria uno spazio abitabile e assiduamente frequentato. Anche se, nel caso di Pescara, quello spazio continua a proporsi sempre senza rughe o senza fantasmi del passato, in una narrazione urbana che vede “case zie” e “case nipoti” amorevolmente accompagnarsi insieme come efficacemente seppe descrivere Mengarelli.
Nicola Mattoscio
Fondazione Pescarabruzzo