Marcello Maria de Giovanni
Vocabolarietto dell’uso abruzzese (Coinè dialettale pescarese)
INTRODUZIONE di Marcello Maria de Giovanni (2004)
Questo Vocabolarietto dell’uso abruzzese (Coinè dialettale pescarese) è tratto dall’opera poetica di Giuseppe Tontodonati, contenuta nell’edizione integrale del Canzoniere d’Abruzzo. Sonetti ed ci/tre rime, Editrice “La Regione”, Pescara 1986, accolto nella Collana “Poeti d’Abruzzo” dell’istituto Dialettologico d’Abruzzo e Molise dell’Università degli Studi dell’Aquila, già diretta da Giovanni Pischedda e Vittoriano Esposito. Nella prefazione alla silloge “Storie Paesane” del 1968, Antonio Rinaldi ha giustamente osservato: “Tontodonati, nato a Scafa, ma cresciuto assai presto fuori, sembra posseduto, anche da lontano, a Bologna, dove vive e lavora, dal genio delle sue origini. Certo, per chi lo conosce, possiede il calore e la pazienza dell’artigiano che quel genio riesce ancora a trattenere presso di se.
La lontananza alimenta costantemente e acuisce i sentimenti e la determinazione del Poeta di riappropriarsi di un mondo. di un ambiente, di un tempo passato e di partecipare al tempo presente della terra natìa, che gli urgono nelle vene e nel verso ed Egli avverte nell’intimo del suo “essere” e del suo “sentire”. E questa una pulsione che appare evidente qua e là e soprattutto nei versi dedicati alla famiglia, d’antico ceppo abruzzese (cfr. C, LXIII, p. 81), e al paese natale (C, Le Scafe, pp. 105-107), che ci sembra pertinente ripropone qui di séguito:
Pàtreme za Zufije zi Raniere
Mio padre zia Sofia zio Ranieri
zijem ‘Andònie e zijje Favustìne,
mio zio Antonio e zio Faustino,
fu la prima bbrehàte de na schiere
fu la prima brigata di una schiera
nat’alle Scafe sotte Sa’ Mmaldìne.
nata a Scafa sotto San Valentino.
Nghe zi Bernarde, da seconde, c ‘ère
Con zio Bernardo, da secondo, c’erano
zi Grazie zi Calo gge e za Ritine,
zia Grazia zio Calogero e zia Ritina
za Lucije, la bella capine re,
zia Lucia, la bella capinera.
fu lu splendore de nonne Pippìne.
fu lo splendore di nonno Peppino.
Zi Fitirìche fu lu terze fi/le,
Zio Federico fu il terzo figlio.
e za Mitilde fu la quarta nate
e zia Matilde fu la quarta nata
de tutte sta prulìfèca famìjje.
di tutta questa prolifica famiglia.
Stu trèdec-i-addavère furtunate,
Questo tredici davvero fortunato,
gne nnu ggiujeli ‘à messe za Martjje
come un gioiello ha messo zia Maria
appit’a ttutte a sti Tuntedunate.
alla fine di tutti questi Tontodonati.
2°) Marulle tocche l’arche de lu cele
Marulli tocca l’arco del cielo
e ss’ arimire ‘m bacce a Colle Ranne..,
e si rimira di fronte a Colle Grande...
Tascune, sembr’ alloche da cend’ anne,
Tascone, sempre lì da cent’anni,
ji pare ca li Ripe l’arebbele.
crede che le Ripe debbano sommergerlo.
11°) - Da Fior de Magge nasscì la tetane
Da Fior di Maggio *nàcque il titano
che rregge l’armunìjje de ‘sta valle.
che regge l’armonia di questa valle.
L’acque e la vende, sulle curve spalle,
L’acqua e il vento, sulle curve spalle,
scave’ le rughe e ppròveche’ le frane.
scavano le rughe e provocano le frane.
15°) - Na piazze... poche ruve... da nu late
Una piazza.. .poche vie.. .da un lato
la cchjise nghe nu ciche cambanile...
la chiesa con un piccolo campanile...
case fatte de prete, senza stile..:
case fatte di pietra. senza stile..:
È qqaèste la pahèse addò so’ nate..!
È questo il paese dove sono nato..!
(§Si riferisce a Turrivalignani.)
Così ancorata alla cultura antropologica della terra d'Abruzzo, la poesia del Tontodonati riflette echi e richiami ancestrali e raggiunge spesso toni epico-lirici di lapidaria efficacia nella contemplazione estatica e timorosa della natura, nell'osservazione attenta e nell'arguta quanto realistica rappresentazione della psicologia paesana, nell'espressione di un sentimento consapevole e pensoso del tempo che tutto pervade e nasce da una risoluta coscienza storica.
Non v’è dubbio che il Tontodonati sia una voce autorevole e rappresentativa della poesia vernacola abruzzese del secondo Novecento e, in particolare, di quegli autori capaci di restituire con realismo lirico e naturale dialettalità, permeati di spontaneo e scntenzioso fenomenismo popolare, le manifestazioni più autentiche dell’ anima dell’Abruzzo.
La fedeltà ai modelli d’ispirazione spinge il Tontodonati verso una scelta ben precisa del registro dialettale e ad intervenire perfino sulla stia scrittura.
Le originarie parlate di Scafa e San Valentino in Abruzzo Citeriore, comuni appartenenti alla provincia di Pescara, se si considerano nella loro varietà dialettale marcata, appartengono all’abruzzese orientale adriatico della sezione settentrionale intermedia , a sua volta inserita nel vasto sistema dialettale centro-meridionale, che si estende dall’Umbria e dalle Marche centrali fino alla Sicilia. Il registro dialettale adottato dal Tontodonati è però quello della coinè pescarese (e chietina), la varietà d’uso più generalizzata, che si è sviluppata nella seconda metà del secolo scorso nell’area metropolitana di Chieti-Pescara ed è a fondamento sia dell’attuale registro intermedio dell’italiano regionale che ~ registro dialettale regionale abruzzese propriamente detto ~. È una scelta realistica e di valore documentario, essendo pienamente rispondente all’effettiva situazione linguistica locale, che talvolta l’Autore non controlla appieno specialmente quando abusa o potrebbe fare a meno del prestito dalla lingua italiana, come avviene ad esempio nell’efficace terzina del sonetto CIII (C: 127):
Chi nasce e ccrèssce a mmon d’a lu tratture
Chi nasce e cresce a monte del tratturo
è méjje che rrestèsse pecarare
è meglio che resti pecoraio
Cfr. M. DE GIOVANNI, Studi linguistici, vol. I, Verona 1974, p. 24 sgg.; Id., Studi linguistici, voi. Il, Pescara 1995, p. 164 sgg.; Id., Per la storia linguistica di Pescara e della sua provincia, in “Pescara e la sua provincia (ambiente-cultura-società)”, in “Abruzzo”, rivista dell’Istituto di Studi Abruzzesì, aa. XXXII-XXXV (1994-1997), pp. 341-374. L’unico elemento dialettale marcato, estraneo alla suddetta coinè, che ha tutto l’aspetto dell’excusatio reverentiae è l’avverbio mu ‘ora, adesso’ del dialetto di Guardiagrele di Modesto Della Porta.
e sse gudèsse, ‘m bàce, la nature..! -
e si goda, in pace, la natura..! -
dove nella scelta stilistica tra ‘restare’ e ‘rimanere’ il secondo verbo gode di maggiore dialettalità e quindi al posto di rrestèsse era più appropriato armanèsse.
Nella grafia il Tontodonati irrompe con una “scrittura parlata”, come è stata poeticamente definita dal Rosato nella prefazione al Dommasè, che ha suscitato qualche giustificato dissenso ma ha avuto anche il merito di rinnovare la riflessione sull’eterno problema della scrittura del dialetto, che difetta di una tradizione univoca e coerente capace di tradurre un’oralità con specifiche e molto diversificate caratteristiche. La proposta di Tontodonati è sostanzialmente un tentativo di utilizzare l’alfabeto storico della lingua comune per rappresentare il continuum e alcune peculiarità fonetiche del parlato, che però dà adito a non pochi equivoci e incoerenze. La loro soluzione deve poggiare su un equilibrato buon senso e su una competenza tecnica, che non stravolgano le convenzioni grammaticali consolidatesi nella coscienza linguistica. Nell’edizione stessa del Canzoniere d’Abruzzo si è avvertita l’esigenza di apportare modifiche a non poche proposte grafiche di problemi fonosintattici, adottate nelle precedenti edizioni delle raccolte lì contenute, accogliendo con molta probabilità le osservazioni di qualche critico come Ottaviano Giannangeli, preoccupato dell’eccesso di realtà e della necessità. nella trascrizione, di “trasmettersi agli altri decentemente” (4) Ma anche nel Canzoniere la spinosa questione non ha ricevuto una soddisfacente sistemazione.
Infatti, tenendo conto delle precedenti considerazioni che qui non hanno spazio di essere esaustivamente illustrate e approfondite, in questo Vocabolarietto dell’uso abruzzese , estratto dalla sua opera poetica, siamo intervenuti sia nella grafia dei lemmi sia nei brani poetici di contesto delle voci spiegate.
Per la verità, almeno i testi dei migliori rappresentanti della nostra letteratura dialettale avrebbero bisogno dell’edizione critica.
(4) Cfr la sua recensione a Storie paesane in “Operatori letterari abruzzesi”
- Saggi - I - 1a edizione: dicembre 1969, Editrice Itinerari, Lanciano.
che non è impresa facile da condurre a termine in assenza delle dovute competenze e del necessario supporto finanziario degli enti locali. E tra le espressioni della cultura letteraria regionale, che siano meritevoli di attenzione, riteniamo occupi un posto anche la produzione poetica di Giuseppe Tontodonati.
Per questi motivi non si può non essere grati al Sindaco Luigi Sansovini, all’Assessore Doriana D’Alimonte D’Attilio e a tutta l’Amministrazione Comunale di Scafa, i quali sostenendo con speciale sensibilità questa pur parziale iniziativa di valorizzazione dell’opera di un illustre concittadino hanno reso un indubbio servigio alla cultura della loro comunità e dell’intera regione Abruzzo.
Prof. Marcello Maria de Giovanni Docente di Linguistica italiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi "G. D'Annunzio".
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XLVII SETTEMBRATA ABRUZZESE
Volume Monografico - Settembre 2004
GIUSEPPE TONTODONATI
VOCABOLARIETTO DELL’USO ABRUZZESE
(Coinè dialettale pescarese)
a cura e con introduzione di
Marcello Maria de Giovanni
NOTA INTRODUTTIVA
Nel febbraio 2004, su proposta di Raffaello Tontodonati, figlio del Poeta, il Comune di Scafa ha pubblicato il Vocabolarietto dell’uso abruzzese (Coinè dialettale pescarese), che è apparso nel n. 18 della prestigiosa collana “Quaderni di ABRUZZO” dell’ Istituto di Studi Abruzzesi,
Com’è stato sottolineato nelle prefazioni e negli interventi di presentazione dell’opera del 26 marzo u.s. da parte del Sindaco Luigi Sansovini, dell’Assessore alla Cultura Doriana D’Alimonte D’Attilio e del sottoscritto, l’iniziativa ha inteso restituire alla comunità non solo la verità anagrafica sulle origini di Giuseppe Tontodonati, registrato alla nascita nel comune di San Valentino in Abruzzo Citeriore nel 1917, quando Scafa era frazione di quel comune, ma soprattutto la testimonianza d’impegno culturale di un illustre concittadino, trasferitosi a Bologna e rimasto fortemente legato al paese natio, che ha voluto cantare con versi di particolare efficacia. Non a caso la tiratura del volumetto è stata quasi totalmente destinata alle famiglie di Scafa e ciò costituisce un raro e lodevole esempio di sensibilità degli amministratori in tema di promozione culturale e di correttezza gestionale della cosa pubblica.
È stato detto, però, che Giuseppe Tontodonati è una delle espressioni della cultura regionale degna di attenzione, anche perché - tra l’altro - si offre come documento di quel registro dialettale della coinè pescarese-chietina, sviluppatosi nell’uso fin dalla seconda metà del secolo scorso e tuttora operante, che rappresenta la varietà regionale più generalizzata dell’attuale dialetto abruzzese propriamente detto. Il Vocabolarietto merita certamente una divulgazione extra moenia, essendo d’innegabile utilità sia agli amanti del dialetto sia ai giovani, che perdono sempre più la competenza attiva del vernacolo.
Per i vari motivi su esposti e col pieno consenso di tutti coloro che a vano titolo hanno contribuito alla realizzazione dell’opera, l’Associazione Settembrata Abruzzese, ripubblicando nel suo volume annuale il citato Vocabolarietto, intende dare un contributo alla sua divulgazione presso gli Enti e i privati, siano essi soci o simpatizzanti o semplici lettori, che dentro e fuori del territorio regionale seguono il rendiconto delle attività culturali del nostro sodalizio.
M.M. de G.
ABBREVIAZIONI
a. = attivo - agg. = aggettivo - americ. = americanismo - avv. = avverbio, avverbiale - C = Canzoniere d ‘Abruzzo - cfr. = confronta - cong. congiunzione - dial. = dialettale - dim. = dimostrativo - dimin. = diminuitivo - ecc. = eccetera -esci. = esclamazione - f. = femminile - fig. = figurato - ger. = gerundio - gerg. = gergale - it. = italiano - iterat. = iterativo - i. = leggi - iocuz. = locuzione avverbiale - m. = maschile - mod. = modale n. = neutro - npr. = nome personale - part. pass. = participio passato - pers. = personale - pi. = plurale - prep. = preposizione - pron. = pronome - propriam. = propriamente - dl. = riflessivo - s. = sostantivo - sim. = simili - sing. singolare - temp. = temporale - v. = verbo, vedi - voc. = vocativo - voig. = volgare
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ultime tre strofe saffiche (XXXII), raccolti nelle pagine successive, ai quali abbiamo assegnato una numerazione autonoma e funzionale a questa specifica silloge:
14°) - A mmezza strade pe’ la Pianapucce,
A metà strada verso Pianapuccia.
stace nafile di ciprisse nere...:
ci sta un filare di cipressi neri...:
dendr’ alli mure de ‘stu cemetere
dentro le mura di questo cimitero
serene dorme nonne a nu canducce.
sereno dorme nonno in un cantuccio.
13°) - Da Turre, da Dalanne a Sa’ Mmaldine,
Da Turri§, da Alanno e San Valentino.
tra nu cresce de vite e dde candane,
tra un crescere (= rigoglìo) di viti e di massi,
è ddolg-i-aresendì la vjicchie core
è dolce riascoltare il vecchio coro
che ‘ndòne’ la Pescare e lu Lavine.
che intonano la Pescara e il Lavino.
12°) - E ‘sta cuntrade, care a Ggiove Ammone,
E questa contrada, cara a Giove Ammone.
panecàte de cèrche e dde làvore,
ricoperta di querce e di lauri,
cunzerve la segrete nghe la lune
(* Si tratta della Maiella.)
conserva il segreto con la luna
dendr’ alla specchi e de Fonda Limone.
dentro lo specchio di Fonte Limone.
10°) - P’avé’ la bbelle senza li cuturne
Per avere la bella senza i calzerotti
che da mill ‘anne j’ arepose accande,
che da mille anni gli riposa accanto,
Marrone, nghe la schine da ggiahande
Morrone, con la schiena da gigante
de prete, s ‘addarmì ‘m bracce a Ssatarne.
di pietra, s’addormentò in braccio a Saturno.
9°) - E cchi partì e sse nejì lundane
E colui che partì e se ne andò lontano
da ‘sta terra matrigne e dda ‘sti ville,
da questa terra matngna e da questi villaggi.
se partì ‘mb resse dendr’ a le papille
(si) portò impresso dentro alle pupille
lu fuculare addò crisscì quatrane.
il focolare dove crebbe ragazzo.
7°) - E qquande fu fuggiasche pilligrine
E quando il fuggiasco pellegrino
passì raminghe ‘m mezz’ a ‘sta vallate,
passò ramengo in mezzo a questa vallata,
c-i-aretruvì la pàtrie abbandunate
ci ritrovò la patria abbandonata
e sse curò li piahe a lu Lavine.
e si curò le piaghe al Lavino.
8°) - Da ‘sta ceppe annestàte ‘sscì nudose
Da questo ceppo innestato uscì nodosa
na razze, gne lu tronghe de la cerre
una razza, come il tronco del cerro
ch ‘affonne le radice pe’la terre,
che affonda le radici nella terra.
d’ùmmene furte e dde fiurende spose.
di uomini forti e di fiorenti spose.
6°) - Lu vicchie bbarcarole de fa Serre,
Il vecchio barcaiolo della Serra.
che nghe na scafe trahettò ‘ste sponde,
che con una barca traghettò queste sponde,
da rre Ggiacchine a gna s ‘aprì la ponde,
da re Gioacchino come fu aperto il ponte
de nome Scafe bbattizzì ‘sta terre...
di nome Scafa battezzò questa terra..
5°) - «Lavinum» fu la fonte..! La Pescare,
«Lavinum» fu la fonte..! La Pescara.
addò le strade sparte le culline,
dove le strade dividono le colline,
spose sta fiume verde cristalline
sposa questo fiume verde cristallino
e scapp’ abbàlle apperdes’ sllu mare.
e fugge a valle per perdersi nel mare.
4°) - La Bbionde, la Curducce, lu Pelate,
La Biondi, la Corduccia, il Pelato.
la Sorde, Pacchiarotte, li Frichine,
la Sorda, Pacchiarotto, i Frichini,
Gialluche, Zicrinzìtte e Lucatine,
Gianluca, Zicrinzetti e Lucatini,
Canti, Ciambone e li Tuntedunate.
Canù, Ciamponi e i Tontodonati.
3°) - C-i-aretrove nu sacche de famijje,
Ci ritrovo un sacco di famiglie.
d’amice, de pari nte e dde cumba re..:
di amici, di parenti e di compari..:
chisse de Luche, Urzine, li Lanare,
quelli di (De) Luca, Orsini, i Lanaro,
Maddì’, li Masciarille e li Pumijje.
Valdini, i Masciarelli e i Pomilio..
I°) Le Scafe!.. bbenedette ‘stu pahese
Scafa!.. benedetto questo paese
nat’a na selve appit ‘a sti culline:
nata in una selva ai piedi di queste colline:
ped arie ce sta Turre e Sa’ Mmaldine
in alto ci sta Turri(valignani) e San Valentino
de bbanne la cambagna dalannese
di fianco la campagna alannese.
LE SCAFE
SCAFA