C.I.D.A.
16 dicembre 1977 - Il Prof Renato Zangheri Sindaco di Bologna con Giuseppe Tontodonati
nel salone del Centro Internazionale Delle Arti - CIDA - all'inaugurazione della mostra dedicata al Popolo Cileno in lotta contro la dittatura di Pinocet
Centro Internazionale Delle Arti - CIDA
Centro Culturale presente a Bologna dal 1973 al 1985 con sede in via San vitale 22 , fondato dal poeta Giuseppe Tontodonati, che lo diresse ininterrottamente come Presidente, dal pittore Guido Galeotti e dal Sig. Paolo Brasa, intellettuale impegnato nell’ambito politico e culturale. Nel vasto salone del C.I.D.A. sì tennero numerose mostre di artisti nazionali ed internazionali, recitals di poesie, conferenze e presentazioni di opere letterarie; un’intensa opera promozionale che pose il C.I.D.A. tra i centri culturali più attivi nella Bologna di quegli anni.
(ATTENZIONE ! STIAMO CERCANDO FOTO E VIDEO RIGUARDANTI GLI EVENTI DEL C.I.D.A. (MOSTRE, CONFERENZE,...) - CHIUNQUE AVESSE MATERIALE E' PREGATO DI CONTATTARE L'INDIRIZZO raffaello58@yahoo.com GRAZIE IN ANTICIPO PER IL VOSTRO CONTRIBUTO)
PEPPINO
Il suo transito così all'improvviso ci ha lasciati increduli, ed anche adesso sembra che si debba aspettare il suo riapparire «... Come la fronda che flette la cima / nel transito del vento (Dante - Par. XXVI, 85/86) ... ».
Abbiamo trascorso, per molti anni, lunghi momenti d'amicizia, specialmente in quel felice e fecondo periodo della sua attività di gallerista, ritrovandoci nel vasto salone del C.I.D.A (Centro Internazionale d'Arte) in via S. Vitale, 22 in Bologna, dove allestiva mostre d'Arte, che richiamavano numerosi amici ed affezionati di questo aspetto della cultura.
Era un cenacolo, dove si riunivano pittori, poeti, critici e tanti appassionati della cultura, un luogo dove Peppino, con serena cordialità, accoglieva ed intratteneva gli ospiti, i frequentatori, sottintendendo quel bisogno di partecipare i valori della creatività, che in lui si realizzavano nell'assiduo dedicarsi alla poesia in dialetto abruzzese, ed egualmente in lingua.
Di tanto in tanto Peppino declamava alcune sue composizioni, ed a differenza della stragrande maggioranza degli autori di testi lirici, possedeva una forza recitativa, che trascinava gli ascoltatori; era anche attore di se stesso, e lo ricorderanno molti, mi riferisco anche alle sue recite nelle piazze di S. Valentino, che si trasformavano in corali manifestazioni d'entusiasmo rivolto al Poeta, ed anche al paesano che recitava composizioni liriche tutte impregnate dell'esistenza delle genti di quei luoghi d'Abruzzo. In queste scelte tematiche vi era la profonda personalità di Peppino, quel suo mantenersi a contatto con i sentimenti e le vicende della sua gente, diventandone un attento e sensibile cantore, ben sapendo che si sarebbe sempre identificato nelle radici della sua terra.
Era il patrimonio conservato nei ricordi, quello stesso che raccoglieva nei libri, pubblicati con paziente successione, intimamente convinto che dovesse farlo, anche per lasciare un materiale che in qualche modo, proprio per l'autenticità di testimone, rimarrà come un documento dal quale attingere notizie sulla quotidianità di un passato, che inevitabilmente sarà d'insegnamento ad un presente disorientato.
Peppino viveva di cultura: accoglieva con spontaneità i molti pittori che trovavano nella sua galleria un'ospitalità tra amici, ed ogni anno organizzava un Premio di Pittura al quale partecipavano in molti, per ottenere un riconoscimento, ma specialmente per ritrovarsi in una felice occasione, che significava un appuntamento tra appassionati dell'arte. In quei giorni Peppino viveva in uno stato di grazia, era convinto di fare qualcosa di veramente importante per tenere vivo l'entusiasmo per questa parte della creatività, in una interiore simbiosi con i contenuti del proprio talento lirico, due aspetti di una cultura a cui si sentiva votato, come se subisse una predestinazione eccezionale. Erano tempi che vibravano intensamente dentro di lui, e di ciò faceva partecipi quanti avevano occasione di avvicinarlo, era generoso di questo modo di sentire e d'interpretare i contenuti dell'esistenza, facendo capire che in ciò era racchiuso il significato dei valori, che si inaridiscono al sopraggiungere dell'apatia e del tedio.
Quando cessò l'attività del C.I.D.A. Peppino raccolse tutto il suo tempo per dedicarlo alla poesia, vivendo in essa e per essa; ci si vedeva più raramente, ma il filo che ci univa nel nome dell'amicizia, ci permetteva di continuare a confidarci il nostro interesse per la letteratura, parlandoci sempre come se il tempo davanti a noi non avesse mai soluzione di continuità. Ma per Peppino il tempo sarà sempre nella memoria degli amici e di quanti sapranno apprezzare i profondi contenuti della sua poesia.
Otello (Mario) Martinelli 1989 - ( Scrittore e Critico d'Arte)